L’arzilla signora, ancora dritta sulle sue gambe, se ne sta davanti alla porta di casa ad attendere che il mondo le passi accanto. Non è ancora stanca di aspettare. Sa che almeno una volta l’anno tutti, o quasi, si ricorderanno di lei e le faranno visita, la coccoleranno e ricorderanno gli splendidi trascorsi di una vita che si prospetta ancora lunga.
Ha superato i novanta. Nipoti e bisnipoti sono sparpagliati in ogni angolo del globo. I primi, che hanno avuto il piacere di conoscerla, hanno già abbandonato ogni velleità terrena. Molti altri, invece, portano rughe profonde sul viso, con capelli, i più fortunati, ormai bianchi. Tantissimi pestano ancora i piedi nel fango e sulle piste sintetiche. I più giovani sanno che, prima della fine della loro carriera, dovranno confrontarsi con quella vivace creatura. Non incute timore. Non chiede altro che rispetto. E tutti indistintamente nutrono una sorta di riguardo verso quella che ha sempre dato del “tu” ai grandi campioni dell’atletica, agli “eroi” di imprese entrate nella leggenda.
Vive poco lontano dal capoluogo lombardo, la vecchia signora, su quella strada del Sempione che, sin dagli albori della storia, unisce Milano al Verbano, un tempo conosciuta come via “Severiana Augusta”. Tuttavia, è solo dopo l’anno mille che l’antico abitato di San Vittore Olona inizia ad ingrandirsi. In quel periodo, infatti, appaiono ed operano i primi mulini, mossi dalle acque impetuose dell’Olona. Il pregio economico era tale che le grandi famiglie milanesi – Torriani, Visconti e Sforza – si batterono aspramente per il loro possesso…
Chi passa da quelle parti, sente ancora l’eco di quei mulini, una voce che instancabile riporta alla memoria vecchi racconti di infaticabili corridori, organizzatori, appassionati, capaci di sfidare il tempo, in taluni casi anche la storia. Però, la vecchia e vigorosa signora è sempre là sulla soglia ad attendere gli ultimi arrivati, gli ultimi cultori, i giovani che ancora credono nella fatica e nell’importanza della corsa campestre, insomma il cross per restare un poco moderni.
La signora ha un nome e un cognome, i quali suscitano meraviglia, stupore e sorpresa. Signora Cinque Mulini, abbiate la pazienza di aspettarci qualche giorno e saremo ancora una volta alla sua porta, felici di ascoltare la voce di chi ha saputo rinnovarsi continuamente, pur mantenendo inalterate le virtù e le conoscenze della tradizione. Il 15 gennaio ci saremo. Numerosi come sempre.
Daniele Perboni