La storia

La storia

San Vittore Olona un paesino di circa 8500 anime a venticinque chilometri da Milano, ma la grande “Università del cross” per gli sportivi, gli appassionati di atletica e gli amanti di questa grande corsa, tempio del fango e della fatica. Una volta all’anno un’intera comunità si mobilita per mandare in scena una gara che non ha eguali al mondo. La cosa accade puntualmente da 89 anni.

Giovanni Malerba: questo nome resterà per sempre scolpito nella storia della Cinque Mulini. E’ stato lui, infatti, sul finire del 1932, a gettare il primo seme che un mese più tardi avrebbe fatto sbocciare la corsa campestre sanvittorese.

Domenica 22 gennaio 1933 è la data di nascita della Cinque Mulini. La prima edizione è però riservata solamente alle categorie Allievi e Juniores. La vigilia è caratterizzata da una copiosa nevicata, che imbianca il percorso e mette anche in forse lo svolgimento della gara. Ma gli organizzatori non si perdono d’animo e con le pale creano un sentiero obbligato lungo il percorso. Si corre regolarmente e la vittoria, al termine di sei chilometri di gara, va al milanese Mario Fiocchi (G.R.F. D’Annunzio), che rifila quasi mezzo minuto al biellese Luigi Pellin, vincitore delle tre edizioni successive. Il favorito, Umberto de Florentis, è costretto invece al ritiro.

Nel 1937 la corsa attraversa per la prima volta i cinque mulini, che fino ad ora il percorso aveva solamente lambito. Vince il maratoneta bergamasco Romano Maffeis, a suo agio su un tracciato allungato a 10 chilometri. L’anno successivo i chilometri di gara salgono addirittura a 12,3. E il successo arride finalmente al campione italiano Umberto De Florentis, sempre presente sin dalla prima edizione ma mai in grado di conquistare il gradino più alto del podio.

Nei suoi 89 anni di storia la Cinque Mulini non ha mai subito interruzioni. La corsa più antica del calendario si disputa anche nel 1939, anno in cui la Fidal vieta agli atleti di prima e seconda serie di partecipare alle corse campestri: gli organizzatori delle altre classiche dell’epoca, come la “Sette Campanili” di Cavaria, il “Cross di Malnate” e il “Cross dell’Epifania” di Cesano Maderno non vogliono mandare in scena gare per categorie inferiori, ma quelli della Cinque Mulini chiamano ugualmente a raccolta i terza serie pur di non fermarsi. Nemmeno la Seconda Guerra Mondiale, nel periodo 1940/45 durante il quale tutte le attività sportive in Italia subiscono un drastico ridimensionamento, riesce a far saltare la Cinque Mulini, unica manifestazione d’atletica che resiste al conflitto.

La Fidal nel 1946 assegna per la prima volta alla Cinque Mulini il campionato italiano assoluto di cross. Al via si presentano 117 atleti, praticamente i più forti specialisti della Penisola ad eccezione del solo Giuseppe Beviacqua. Per la cronaca vince Aldo Rossi sul sempreverde Luigi Pellin e su Francesco Malanchina. Del 1946 è anche la prima presenza straniera, limitata peraltro ad alcuni atleti svizzeri di non eccelso valore.

Altre cinque volte la Cinque Mulini metterà in palio le maglie tricolori. Nel 1949 s’impone proprio il savonese Beviacqua, già primo nel ’44. Nel 1955, invece, il primo posto va al romano Giacomo Peppicelli, nettamente davanti ai due bergamaschi Rino Lavelli e Gianfranco Baraldi. Nel 1996 i titoli italiani sono di Genny Di Napoli e Patrizia Di Napoli, rispettivamente terzo e nona classificati nelle due gare internazionali. Nel 2001 il titolo va a Michele Gamba, in campo maschile, e ad Agata Balsamo, in quello femminile. Infine, nel 2004, Giuliano Battocletti e Patrizia Tisi riescono ad aggiudicarsi la maglia tricolore. A proposito di Beviacqua, appartiene a lui il massimo distacco inflitto dal vincitore al secondo classificato: nell’edizione del 1944, valevole per il campionato del Nord Italia, l’atleta ligure rifilò 59” al cremonese Giuseppe Italia. Ma erano decisamente altri tempi.

Nel 1952 la Cinque Mulini diventa ufficialmente internazionale ed il primo ad aggiudicarsi la manifestazione nella sua nuova veste fu proprio un italiano, Luigi Pelliccioli, che nel decennio ’45-’55 inanellò una serie gloriosa di piazzamenti, salendo per ben 6 volte sul podio (fu due volte terzo – nel ’53 e ’54 -, due volte secondo – ’47 e ’50 – e due volte primo – ’51 e appunto ’52), risultando ad oggi l’ultimo italiano a vincere la gara per due anni consecutivi, vincendo la famigerata Coppa Malerba, salvo poi cederla 5 anni più tardi allo slavo Franjio Mihalic.

La prima significativa presenza straniera risale all’edizione del 1 marzo 1953. E ci manca poco che lo svizzero Goudi Staubli iscriva il proprio nome nell’albo d’oro della Cinque Mulini, perché solo per una manciata di secondi la spunta nei suoi confronti il lecchese Agostino Conti (fratello maggiore del più famoso Luigi, campione italiano di cross nel ’56 e nel 62 e più volte primatista nazionale). Già l’anno dopo, tuttavia, la corsa sanvittorese parla un’altra lingua. Il 21 febbraio, in una splendida giornata primaverile, Hamed Labidi, tunisino tesserato per l’A.C. Montreuil Parigi, diventa il primo vincitore straniero della Cinque Mulini.

La serie di vittorie di grandi atleti stranieri prende avvio però nel 1957, con lo slavo Franjio Mihalic (citato poc’anzi, fresco vice-campione olimpico di maratona a Melbourne), primo al traguardo davanti al tedesco Walter Konrad e al bresciano Franco Volpi. Mihalic si ripete anche nel ’58 e nel ’61, anno in cui si registra il primo podio tutto straniero, con il marocchino Moha Ben Said e lo slavo Istvan Ivanic ai posti d’onore.

Franjio Mihalic inaugura il lungo elenco di atleti vincitori del Cross delle Nazioni (poi diventato Campionato del Mondo) che hanno iscritto il loro nome anche nell’albo d’oro della Cinque Mulini. Gli altri sono i belgi Gaston Roelants e Leon Schots, l’inglese David Bedford, gli etiopi Mohammed Kedir, Bekele Debele, Kenenisa Bekele, Luchia Yisak e Gete Wami, i keniani John N’Gugi e Paul Tergat, il marocchino Khalid Skah, l’eritreo Zersenay Tadese, l’italiana Paola Pigni, la norvegese Grete Andersen Waitz, la francese Annette Sergent, la portoghese Albertina Dias , la statunitense Lynn Jennings, l’australiana Benita Johnsons oltre allo junior Oanda Kirochi (Kenia).

Dal 1960 la Cinque Mulini prevede anche una gara riservata agli atleti juniores. Il primo vincitore è il varesino Massimo Begnis, che si ripete l’anno dopo. Ad oggi un solo atleta è riuscito ad aggiudicarsi la corsa sanvittorese in entrambe le categorie, l’inglese David Bedford, a segno da junior nel 1969, poco prima di laurearsi campione mondiale di corsa campestre, e da senior nel 1972, con addosso la maglia iridata conquistata l’anno prima.

L’americano di origine Sioux Billy Mills (che combinazione: Mills in inglese significa mulini) è il primo campione olimpico a correre – e a vincere – la Cinque Mulini. Accade nel 1965, l’anno dopo il trionfo di Mills a Tokio nella finale dei 10000 metri. Dopo di lui altri otto campioni olimpici iscrivono il loro nome nell’albo d’oro della corsa: il belga Gaston Roelants (1968), i keniani Kipchoge Keino (1969), Naftali Temu (1970) e John N’Gugi (1989), lo statunitense Frank Shorter (1973), il marocchino Khalid Skah (1992), Alberto Cova (1986) e l’etiope Kenenisa Bekele (2002). In totale i campioni olimpici che hanno accettato l’invito degli organizzatori sanvittoresi sono, ad oggi, 28. Oltre ai nove citati la Cinque Mulini ha avuto al via : Mohammed Gammoudi (Tunisia), Mamo Wolde, Miruts Yifter e Haile Gebreselassie (Etiopia), John Akii Bua (Uganda), Pekka Vasala e Lasse Viren (Finlandia), John Walzer (Nuova Zelanda), Anders Garderud (Svezia), Steve Ovett e Sebastian Coe (Gran Bretagna), Bronislaw Malinowski (Polonia), Said Aouita e Brahim Boutayeb (Marocco), Ezequiel Kemboi, Brimin Kipruto e Eliud Kipchoge (Kenia) , Gelindo Bordin e Stefano Baldini (Italia). In campo femminile, invece, la Cinque Mulini ha visto al via le olimpioniche Colette Besson (Francia), Lyudmila Bragina (Unione Sovietica), Maricica Puica (Romania), Derartu Tulu (Etiopia) , Gabriella Dorio (Italia), Maryam Y. Jamal (Bahrain) e le keniane Nancy Langat e Faith Kipyegon. Sono in tutto 36 quindi le medaglie d’oro olimpiche che hanno preso il via sul tracciato dei Mulini.

Nel 1967 gli organizzatori mettono a segno il secondo grande colpo, riuscendo ad ingaggiare Ron Clarke, primo uomo al mondo a demolire la barriera dei 28 minuti nei 10000 metri. Clarke parte dalla natia Australia, dove è piena estate, e dopo un estenuante viaggio di 36 ore sbarca a Milano, dove ad accoglierlo oltre ad Alfredo Turri, la seconda anima della Cinque Mulini dopo il Malerba, trova un freddo polare. Si becca un febbrone da cavallo che lo costringe a  letto e a rinunciare alla gara (vincerà il russo Dutov davanti al nostro Ambu). Si presenta ugualmente al traguardo, in abiti borghesi, per scusarsi con il pubblico e promette che sarebbe tornato. Non tornò più.

Il 10 febbraio 1971 fa il suo debutto la prova femminile, subito a carattere internazionale. La prima vincitrice è proprio una straniera, l’inglese Rita Ridley, che si ripete anche nel 1972 e nel 1974. Il programma della Cinque Mulini si amplierà poi ulteriormente chiamando a raccolta gli atleti delle categorie giovanili. Intanto il percorso deve fare i conti con la cementificazione che obbliga gli uomini della sanvittorese ad apportare profonde modifiche. I mulini da cinque sono diventati due, di cui uno solo parzialmente attivo.

Negli anni ’70 la Cinque Mulini conosce un periodo di grande splendore. Ogni edizione vede al via i più forti specialisti del momento: primatisti mondiali e campioni olimpici ormai non si contano più. Per gli italiani diventa quasi impossibile salire sul podio. Ci riescono solamente Franco Fava, secondo nel 1976 dietro al tanzaniano Filbert Bayi e nel 1978 alle spalle del belga Willy Polleunis, e Venanzio Ortis terzo nel 1976.

Gli etiopi Yohannes, Yifter e Kedir firmano nel 1977 la prima tripletta di una stessa nazione alla Cinque Mulini. L’etiopia si ripete nel 1985 con Abebe, Debele e Bulti, poi nel 1989 tocca al Kenia (N’Gugi, Tanui e Masai) e nel ’93 ancora all’Etiopia (Bayesa, Bekila e Gebreselassie). Nel 2012 i keniani monopolizzano l’intero podio con Longosiwa, Rotich e Kibor.

Per festeggiare il cinquantesimo anniversario nel 1982 gli organizzatori fanno le cose in grande. A San Vittore Olona scendono atleti da tutti i continenti, in rappresentanza di 12 nazioni. Tanto per cambiare vince un etiope, Eshetu Tura specialista delle siepi che nega ad Alberto Cova, protagonista di una splendida gara, la gioia della vittoria. Anche tra le donne l’Italia è seconda, con Agnese Possamai battuta solo dalla grandissima Grete Waitz, la norvegese che proprio nel ’82 iscrive per la quinta volta consecutiva il proprio nome nell’albo d’oro della gara (vincerà poi anche l’edizione del 1984).

A ventidue anni dal successo di Antonio Ambu, nel 1986 Alberto Cova spezza finalmente l’egemonia straniera, battendo Gelindo Bordin e l’americano Pat Porter. Da quando la Gara è divenuta internazionale, oltre a Cova ed Ambu, gli altri italiani capaci di vincere la Cinque Mulini sono stati Agostino Conti (1953), Rino Ravelli (1956) e Gianfranco Baraldi (1960). In campo femminile, invece, il resto del mondo batte l’Italia 38 a 3. Non è un caso che le uniche azzurre vincitrici siano le migliori specialiste del cross di tutti i tempi: Paola Pigni (1973), Gabriella Dorio (1975) e Nadia Dandolo (1990)

L’edizione ’91 è una di quelle che entrano nella storia. La Cinque Mulini viene, infatti, inserita nel nascente World Cross Challenge, il circuito internazionale della IAAF che raggruppa le più importanti gare di corsa campestre del mondo. Il cast è anche in quest’occasione di prim’ordine e alla fine il successo va al marocchino Khalid Skah, in volata sull’etiope Addis Abebe, già secondo nel 1990.

Negli anni ’90 la Cinque Mulini parla prevalentemente africano. Su dieci edizioni 10 sono i successi degli atleti del continente nero; gli europei solo 5 volte riescono a salire sul podio. Un en-plein che più volte è stato sottolineato dai maggiori quotidiani sportivi che in diverse occasioni hanno titolato “i mulini macinano farina nera”. L’Etiopia con 12 successi guida la speciale classifica delle nazioni vincitrici della corsa dei mulini. Ad una sola distanza il Kenia. Prima nazione europea è il Belgio con 5 vittorie davanti alla Jugoslavia con 4. L’etiope Fita Bayesa riesce addirittura ad aggiudicarsi 4 volte consecutive la Cinque Mulini nelle edizioni ’92, ’93, ’94 e ’95. E’ lui “Mister Cinque Mulini”.

Il 27 febbraio 2000 è un’altra data importante nella storia della corsa. Gli organizzatori della prova lombarda decidono infatti di ridisegnarne il tracciato. Partenza sui prati antistanti la fattoria Chiapparini poi via, verso i campi di Santa Caterina e Valloggia per infilarsi nei due mulini che hanno      fatto storia: il “Cozzi” e il “Meraviglia”. Sei giri di un percorso di 1950 metri pari a quasi 12 chilometri per i più celebrati campioni. I consensi sono unanimi. Gli uomini della sanvittorese hanno vinto la loro scommessa. Per la cronaca è il keniano Charles Kamathi ad imporsi davanti al connazionale cinque volte campione del Mondo,  Paul Tergat. In campo femminile il successo va alla marocchina Asmae Lagzahoui.

La magia del numero sei. Questo pettorale ha segnato le vittorie dei più grandi specialisti del cross sbarcati sulle rive dell’Olona. Iniziò, per volere di Alfredo Turri, Kip Keino, nel ’64, poi proseguirono i vari Frank Shorter, Emiel Puttemans, Filbert Bayi, John N’Gugi, Fita Bayesa per arrivare sino all’edizione numero sessantotto quando la novità Charles Kamathi ha vinto indossando il numero 6. E, tanto per rimanere in tema, anche la marocchina Lagzahoui aveva sul petto, lo stesso, fatidico numero. Ultimo a segno con questo dorsale è l’etiope Kenenisa Bekele, che nel 2002 si aggiudica alla grande la prova lombarda. La tradizione della Cinque Mulini vuole sia molto importante il rito dell’assegnazione dei pettorali : il numero 1 è sempre assegnato al campione uscente mentre il numero 6 viene affidato al corridore con il palmares più ricco, alla “Star” della prova, a colui che viene ritenuto dagli organizzatori il favorito della corsa dei mulini.

L’ucraino Sergiy Lebid, più volte campione europeo della specialità, si aggiudica in volata l’edizione numero 71, battendo nell’ordine l’ugandese Boniface Kiprop, vittorioso a San Vittore Olona l’anno successivo, e l’eritreo Zersenay Tadese. Dopo sedici affermazioni africane, Lebid pone fine allo strapotere degli atleti del continente africano alla Cinque Mulini. In campo femminile si impone la keniana Alice Timbilil.

6 febbraio 2005 è un ritorno all’antico, con la prova posta nel calendario IAAF ai primi di febbraio, vista l’impossibilità di avere presenti al via i principali protagonisti del mondiale a pochi giorni dalla competizione iridata. La gara sulla tradizionale distanza dei dieci chilometri in campo maschile ha visto il successo dell’atleta del Qatar Shaheen Saif Saeed primatista mondiale dei 3000 siepi che si impone davanti all’ugandese Boniface Kiprop ed al nostro Stefano Baldini campione olimpico della maratona di Atene. La competizione femminile vede il successo dell’australiana Benita Johnsons che si impone alla grande davanti all’ungherese Anita Kalovics ed alla keniana Rita Jeptoo.

4 marzo 2007 nuovamente il Campo Sportivo di via Roma, sede storica della manifestazione, ospita le fasi di partenza ed arrivo della gara. Dopo lo show dei medagliati delle siepi delle olimpiadi di Atene nell’edizione 2006 (successo del keniano Paul Kipsiele Koech) il grande favorito dell’edizione numero settantacinque è l’olimpionico Stefano Baldini. Purtroppo l’influenza che lo colpisce una settimana prima della prova ne limita fortemente la prestazione. Dopo una condotta di gara guardinga l’ucraino Sergiy Lebid riesce a conquistare in volata , alla sua maniera, il successo davanti al keniano Kipchumba ed al marocchino Chatbi. Per lui si tratta del secondo successo a San Vittore Olona. Tra le donne la vittoria va all’atleta del Bahrein Maryam Yussuf Jamal, campionessa del mondo nei 1500 metri, che precede la marocchina Zhor El Kamch.

31 gennaio 2010 per la 78^ edizione la Cinque Mulini cambia completamente percorso e ne propone uno del tutto nuovo. Il tracciato si allontana dallo “Stadio del Cross”, ormai costretto fra il cemento, per avvicinarsi ai mulini, e non solo ai tradizionali Cozzi e Meraviglia, ma anche agli altri tre che hanno fatto la storia della prova, il De Toffol, Montoli e Galletto. La particolare conformazione del “Vallo”, così si chiamano i campi a ridosso dei mulini, è tale da offrire agli spettatori delle tribune naturali dalle quali osservare tutte le fasi salienti della competizione. Tra gli uomini successo dell’etiope Hunegaw Mesfin che batte il keniano, specialista delle siepi, Richard Mateelong. In campo femminile successo della campionessa olimpica dei 1500 metri la keniana Nancy Langat.  

6 febbraio 2011 la Cinque Mulini ospita la 48 edizione della Coppa dei Campioni di Crossper Clubs. A San Vittore Olona scendono le migliori squadre da tutta Europa per aggiudicarsi l’ambito Trofeo. E’ un successo organizzativo e di pubblico. Protagonisti tra i mulini sono atleti in rappresentanza di 24 Nazioni. Il successo in campo maschile va alla squadra portoghese del Grupo Desportivo Recr. Conforlimpa mentre tra le donne a prevalere sono le turche dell’Uskudar Belediyesi Spor Kulubu. In campo individuale è lo spagnolo Mouhcin Lamdassem ad aggiudicarsi la gara – prima volta di un atleta spagnolo – davanti al portoghese El Kalay. Successo della turcha Almitu Bekele Degfa nella prova al femminile.  

18 marzo 2012 la Cinque Mulini compie ottant’anni. La storica gara sanvittorese si rivela uno show degli atleti del Kenia. In campo maschile i corridori degli altipiani monopolizzano l’intero podio. Il successo va a Thomas Longosiwa, bronzo alle successive Olimpiadi di Londra nei 10000, davanti a Bernard Rotich e William Kibor. Una tripletta mancava a San Vittore Olona dal 1993: allora furono gli atleti etiopi a dominare la gara. Tra le donne vittoria in solitario di Priscah Jepleting Cherono che distanzia di diciannove secondi una splendida Elena Romagnolo e la marocchina Btissam Lakhouad.

E la storia si ripete ormai da 90 anni…

In occasione dell’edizione 2020, la World Athletics ha assegnato alla Cinque Mulini la Heritage Plaque. L’ambito riconoscimento vuole premiare l’abnegazione degli organizzatori sanvittoresi nel mandare in scena una prova che non ha eguali al Mondo.La gara ha attirato nel corso degli anni molti dei migliori atleti di mezza e lunga distanza tra cui proprio il Presidente Sebastian Coe. “Abbiamo riconosciuto sei competizioni che riposano nel cuore della storia dell’atletica. Queste gare hanno catturato l’immaginazione di atleti e fan, nel corso dei decenni, per i quali sono in cima alla lista degli eventi sportivi che devono essere vissuti perché sono diventati parte del folcrore dello sport e luoghi del patrimonio culturale”. Cinque Mulini accanto agli inglesi e americani Cross Country Championships, ai cross di Elgoibar e San Sebastian alle maratone di Atene e Boston e al Gran Premio Cantones di La Coruna in Spagna.

Solo nell’ultimo quinquennio si sono imposti a San Vittore Olona il keniano Jairus Birech (2016/2019), l’etiope Salomon Barega (2017), l’ugandese Jacob Kiplimo (2018) e l’anno scorso il keniano specialista delle siepi Leonard Bett.

Prossimo appuntamento fissato quindi per domenica 17 novembre 2024 per un altro attesissimo capitolo della decana delle campestri internazionali.